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Articolo di Raffaele Manzo

Fotografie di johannes.axner e cuboctahedron su flickr.com

2013 Nordic Larp TalksLa diciassettesima edizione di Knutepunkt (il convegno itinerante anche noto come Knutpunkt, Knudepunkt o Solmukohta) si è svolta in un camping in riva al lago Hurdalsjøen, in Norvegia, da giovedì 18 a domenica 21 aprile scorsi. Preceduto come sempre da alcuni giorni di attività varie rivolte a chi era giunto in anticipo a Oslo (“A Week in Norway”; ma questa volta io non vi ho preso parte), l’evento ha avuto un degno prologo nei Nordic Larp Talks, tenutisi in un locale del centro di Oslo la sera di mercoledì 17.

Playing the larp "Limbo", on a vintage tram.Come altri, io sono arrivato quel mercoledì sera, e dopo i Talks ho steso il mio sacco a pelo per la notte a casa di uno sconosciuto gentile e disponibile (grazie, Frederik!). Il giorno dopo sono salito su uno dei pullman appositamente organizzati – i famosi “knutebus” – che mi ha portato, con oltre trecento altri partecipanti, sulla location di Knutepunkt 2013: un villaggio turistico di bungalow di legno affacciati sul lago ghiacciato e circondati dalla foresta. Qui ho vissuto alcuni giorni fitti di eventi e scanditi da riti collettivi: dalla surreale cerimonia di apertura ispirata a Twin Peaks, inscenata nella palestra del villaggio allestita a teatro (occasione in cui mi è stato chiesto di scrivere su un pezzo di carta un limite che voglio superare e di inserirlo in un uovo dorato), passando per la festa in maschera del sabato sera, intitolata al superamento della soglia fra il mondo dei vivi e quello dei morti, per giungere alla cerimonia conclusiva di domenica, con il rogo della fenice.

Some singing and dancing on the way to play test a larp made byDopo un secondo spostamento via knutebus e un degno epilogo nella forma di una piccola festa privata, improvvisata domenica pomeriggio nella camera d’albergo di un generoso ricercatore finlandese (thx, Jussi!), e dopo un’ultima fin troppo breve sosta tecnica a casa del gentile Frederik, rientravo in Italia lunedì mattina pieno di entusiasmo e di nuove idee, nonostante un serio stato di privazione di sonno. Il mio quarto Knutepunkt, e già mi riprometto che non sarà l’ultimo.

Notes from the Larp Exchange Adacemy.L’università del role-playing

Vi sono molte maniere di pensare a Knutepunkt, ma a me piace raffigurarmelo come una sorta di “università” del gioco di ruolo. È un’università temporanea, che una volta l’anno sorge dal nulla in una notte, come il tendone di un circo, e poi scompare dopo quattro giorni, ma somiglia a un campus in moltissime cose: il fervore e l’entusiasmo, molte persone giovani e qualcuna un po’ più attempata, lezioni, laboratori, pubblicazioni, sport, voci di corridoio, le conversazioni in caffetteria, gli amoreggiamenti, le feste, le tradizioni (bizzarre, inspiegabili, ma ormai consolidate), gli eroi locali. L’auto-celebrazione va a braccetto con l’apertura, col vero pensiero critico; un occhio è sempre rivolto al proprio passato, l’altro alle infinite possibilità del futuro. Dissimile da un campus universitario è che qui invece manca una “casta” dei professori: ognuno può passare da “allievo” a “docente” per quindici minuti di celebrità, e poi tornare allievo, con una fluidità che ricorda piuttosto le prime università medievali, quand’era (si narra) l’acclamazione dei discepoli a fare il maestro.

Nordic Larp Talks. Captivated audience.Il principale oggetto di studio di questo folle circo-campus è una “cosa imprecisata” che sembra ormai aver preso il nome di “Nordic larp”. Definire di che si tratti esattamente è il compito che si proponeva Jaakko Stenros (che come altri partecipanti è un “professore” per davvero: un ricercatore dell’Università di Tampere, specialista in larp) nel suo discorso d’apertura di questa edizione dei Nordic Larp Talks, approdando a un esito deliberatamente circolare: il “Nordic larp” è quel larp di cui si discute a Knutepunkt. Durante la presentazione di Stenros, a parer mio troppo lunga per il contesto (ne ho apprezzato i contenuti, ma l’avrei preferita come evento a sé stante durante lo Knutepunkt vero e proprio), ricordo di aver provato dapprima una sensazione negativa, di essermi domandato se non fosse autoreferenziale, sterile… Ebbene, dovevo essere semplicemente stanco per il viaggio d’arrivo! Nel giro di pochi minuti questa sensazione si è dissipata, lasciando posto all’entusiasmo per la varietà di contributi, di stimoli, di nuove possibilità.

Nordic Larp Talks.I primi Knutepunkt furono occasioni di confronto fra alcune delle diverse “scene” larp dei paesi scandinavi: giocatori di Vampiri da varie città, differenti associazioni di live fantasy, e così via. Il dialogo produsse nuove idee, ricerca, sperimentazione, e tutto questo attrasse sempre più persone, da sempre più lontano, portando nuovi stimoli con cui confrontarsi e ancora nuove sperimentazioni: un percorso che continua ancora oggi. Non importa, dunque, quale sia il “brand”, quale nome vogliamo appiccicare sui “prodotti” di questa “scena”, quando la lezione numero uno è semplicemente che una conversazione davvero aperta sui giochi di ruolo, sgombra da pregiudizi e da vittimismi, porta a realizzare giochi di ruolo nuovi che altrimenti sarebbero stati impensabili. E non c’è da stupirsi se una definizione “accademica” risulta circolare, anzi: questa è proprio la prova che quello che si sta tentando di definire è un dialogo vivo e aperto, non un capitolo chiuso pronto ad essere esposto in formalina in un museo. Dopo pochi minuti dall’inizio dei Talks, la mia iniziale perplessità si era capovolta in certezza che Knutepunkt è (ancora) il punto d’incontro più importante per il mondo del role-playing.

Eating lunch.Un ricco buffet…

Per dare un’idea (molto pallida e limitata) di quel che accade a uno Knutepunkt, ecco alcuni degli eventi a cui ho partecipato…

Gioco d’apertura: dopo la cerimonia iniziale, ci siamo divisi in gruppetti di nove persone, abbiamo occupato gli spazi che abbiamo trovato e ci siamo messi a giocare un simpatico freeform, adattato da uno scenario presentato al Fastaval, su un conflitto fra vicini di casa che degenera in omicidio. Il gioco (che potete scaricare in inglese) ha i pregi e i limiti di molti scenari surreal-comici, ma quel che conta secondo me in un “gioco d’apertura” è che serve a rompere il ghiaccio: pone una base d’esperienza condivisa fra i partecipanti, utile poi come punto di partenza per la conversazione, e in particolare dona uno spunto di cameratismo a un gruppetto assortito in maniera pressoché casuale. Ho avuto la fortuna di giocare con persone che per me erano tutte facce nuove, e con quanti ho poi incrociato nuovamente ad altri eventi era istintivo provare una certa intesa, come se ormai ci conoscessimo.

Ståle presented his new meta technique "Ars Lautus" for defusinHour of the Rant: ovvero “l’ora della lamentela”. Il format di questo evento, giunto almeno alla sua terza edizione, è quello di brevi discorsi ironici e deliberatamente provocatori, introdotti dall’istrionico Claus Raasted in una performance a metà tra l’anchorman di talk-show americano e il presentatore di wrestling. Dato che questo evento ha ormai una certa “tradizione”, naturalmente alcuni degli intervenuti di quest’anno hanno tentato di “dirottarlo”, sfruttandone la popolarità per lanciare messaggi che non potevano dirsi lamentele, o organizzando dei veri e propri sketch comici senza alcun contenuto di protesta. Purtroppo, questa è stata anche la sede di uno scherzo finito male (per fraintendimento di un messaggio che voleva essere l’esatto opposto, forse, o forse per l’uso sconsiderato di nomi e cognomi in una battuta pesante?), ovvero l’episodio soprannominato “rant-gate”, che dimostra come oggi anche una manifestazione nello spazio fisico e non virtuale debba preoccuparsi della rapida escalation delle discussioni su Facebook e consimili. E qui mi stupisco innanzitutto che qualcuno abbia trovato il tempo, durante Knutepunkt, di accendere un computer: io, di sicuro, non ho mai avuto abbastanza minuti da perdere tutti di seguito! A ogni modo, il “rant-gate” si è poi concluso sabato sera con un pubblico atto di scuse da parte di Raasted… talmente fuori dalle righe esso stesso da causare un ulteriore scandalo e richiedere, domenica, un pubblico atto di scuse per essersi scusato male.

Nordic Larp Talks. Petter did tech.Designing characters story: uno workshop organizzato da Erlend Eidsem Hansen per dare un seguito pratico alla conferenza “Designing playable characters” (progettare personaggi giocabili) di Eirik Fatland, a cui non ho assistito ma di cui mi è stato fatto un riassunto. In realtà, per un errore di calcolo dei tempi, non siamo veramente riusciti ad arrivare al lavoro pratico, che doveva essere di scrittura o riscrittura di personaggi, ma si è trattato comunque di un evento interessante: una decina di persone (fra l’altro differenti per età, esperienza e nazionalità) hanno presentato ciascuna un personaggio scritto per un diverso live, già giocato in passato, soffermandosi sulle connessioni con altri personaggi in gioco, sul coinvolgimento del personaggio nella struttura del gioco stesso, sui difetti riscontrati dai giocatori ed eventualmente corretti prima di replicare lo scenario. Mi ha colpito non soltanto la varietà e diversità fra i giochi di cui si è parlato, ma (e penso fosse uno degli obiettivi) l’incredibile diversità stilistica e d’impostazione con cui un concetto solo apparentemente monolitico (“il personaggio”) può essere presentato al giocatore, e ciò anche rimanendo nell’ambito di giochi in cui “il personaggio” è comunque dato come testo su carta (solo pochi dei casi esaminati in questa sede usavano invece workshop preliminari, sessioni collettive di creazione dei personaggi, ecc.). Ciò ribadisce una delle lezioni fondamentali di questa come di ogni edizione di Knutepunkt: non dare nulla per scontato, riesamina sempre i tuoi automatismi, accetta che esistono sempre altre possibilità.

Peering into a conference room.Edu-larping the Østerskov way: Østerskov efterskole è una pazzesca scuola privata danese dove tutte le materie curricolari vengono insegnate attraverso giochi di vario genere, e in particolare attraverso live; l’anno scolastico è organizzato per “settimane a tema”, e ogni settimana la scuola viene stravolta e trasformata in un mondo differente. Avevo già fatto la conoscenza di questi geniali insegnanti lo scorso anno, in una splendida dimostrazione pratica di alcuni dei loro metodi, tratta dalla settimana a tema “squadra di polizia contro serial killer”, e il mio entusiasmo al pensiero di rincontrarli era particolarmente alto. L’evento, della durata di circa tre ore, era infatti il seguito di quello dell’anno scorso e si articolava in due parti, la prima “frontale” e la seconda partecipata. Nella prima parte gli insegnanti ci hanno infatti raccontato le ultime novità sulla loro scuola, mostrato statistiche aggiornate del rendimento e fotografie; ci hanno parlato dei punti di forza didattici e anche dei punti deboli della Østerskov: non proprio il miglior istituto, pare, per formare al rigore nel metodo di studio, ma senza pari per il grado di coscienza critica sviluppato dagli studenti, che conquistano precocemente la capacità di confrontarsi con questioni sociali e politiche complesse valutando con empatia e apertura tutti i punti di vista coinvolti. La seconda parte dell’incontro era dedicata alla presentazione della settimana a tema “caccia alle streghe di Salem”, e ci è stato fatto provare un piccolo assaggio (circa un’ora) dell’interessante gioco di ruolo dal vivo con questa ambientazione, usato come cornice e colonna portante delle attività settimanali: un gioco didattico sulla diversità e sul comportamento delle piccole società, in cui sono inseriti vari elementi di religione, storia della scienza, botanica e altre materie curricolari. Un applauso extra per l’uso della musica dei Metallica in un’aula scolastica.

The Great Workshop Workshop.Designing for social manipulation – a practical guide to evil larp design: il concetto di game-design “malvagio”, inteso come diabolici organizzatori che manipolano i giocatori come veri scienziati pazzi e “gli fottono il cervello” (per il puro piacere di farlo, o “per la scienza”), è una battuta ricorrente e ormai di lunga tradizione tanto allo Knutepunkt quanto in ogni conversazione, ovunque, in cui venga menzionato il “larp nordico”. In questa presentazione-provocazione, gremita di pubblico come poche altre quest’anno, i danesi Bjarke Pedersen e Rasmus Høgdall Mølgaard hanno elencato un’impressionante carrellata di tecniche pratiche per l’abuso fisico e mentale dei giocatori, illustrandole quasi tutte con esempi pratici tratti da scenari effettivamente giocati, a eccezione di alcune la cui applicazione al larp è stata solo teorizzata (come il waterboarding). Piuttosto che abboccare all’amo, scagliandosi in una crociata contro l’incredibile perversione di questi nordici, penso sia opportuno tentare di decifrare i numerosi livelli di ironia qui presenti… Innanzitutto, menzionare un live famoso fra gli esempi in questione significa criticarlo negativamente, almeno nel senso di sottolineare come gli organizzatori avrebbero potuto darsi maggior pensiero per la sicurezza dei giocatori; si innesca così anche una riflessione in quei giocatori che in quei larp non si sono sentiti manipolati, o in quegli organizzatori che non consideravano “malvagi” i propri metodi. Più in generale, l’intera presentazione può anche essere letta come un catalogo di possibili errori: di cose che un organizzatore di live non dovrebbe fare, o almeno che non dovrebbe fare senza pensarci bene, perché avranno conseguenze. Ma ciò non toglie che molti degli esempi, spesso anche design realizzati dagli speaker stessi, possano al contrario essere letti positivamente, se si vuole, come casi di limiti affrontati e superati, in situazioni controllate e di pieno consenso di tutte le parti. Molto meglio, insomma, assimilare questa presentazione come altro cibo per la mente, da digerire con la dovuta calma.

Hanging out in the sun.Live Action Pocket – write your own pocket-larp: uno splendido laboratorio condotto da Tomas Mørkrid, veterano norvegese del gioco di ruolo (soprattutto “tabletop”) e del suo uso didattico o formativo. Idealmente noi partecipanti avremmo dovuto, sotto la guida di Tomas, realizzare a piccoli gruppi e in poche ore degli scenari live basati sul format del suo recente gioco Autumn of Life, cioè tascabili, presentati interamente su un mazzetto di carte. Naturalmente, non ne siamo davvero usciti con dei giochi finiti, ma (e già questo è sorprendente) con un gran numero di progetti realizzabili e in vari stadi di completamento. Mi sono tenuto in contatto col mio compagno di squadra, un norvegese di nome Erlend, perché abbiamo tutte le intenzioni di completare con calma il nostro gioco (titolo provvisorio “the garden game”), di cui abbiamo formulato uno schema estremamente dettagliato. Ne ho ricavato, inoltre, lezioni interessanti che potrò utilizzare nei miei design di gdr tabletop, a partire dall’eccellente slogan “design for people, not for players” (progetta i tuoi giochi pensando alle “persone”, non ai “giocatori”). Per di più, Tomas si è assolutamente prodigato per creare un ambiente estremamente accogliente, che con la collaborazione di tutti i partecipanti ha reso l’esperienza piacevole e appagante dal punto di vista emotivo. Lo ricorderò a lungo come il mio evento preferito a questo Knutepunkt.

Hanging out after the Nordic Larp Talks.Short talks: ovvero discorsi brevi. Praticamente lo stesso format dei Nordic Larp Talks, riproposto in più atti durante la manifestazione stessa. Molto vari gli argomenti: per esempio, la pletora di nomi utilizzati in diversi contesti per tutti quei giochi di ruolo che stanno nella “zona grigia” tra il tabletop tout court e il live a 360° (freeform, “jeepform”, black-box, semi-live e chi più ne ha più ne metta) e la confusione comunicativa che ne discende, oppure i vantaggi e gli svantaggi del non avere alcuna autorità centralizzata sul mondo e sulla “storia” in Veiskille, una longeva campagna fantasy norvegese “democraticamente” fondata sull’iniziativa creativa di tutti i partecipanti. Svolgendosi in quella che era anche, in pratica, l’area “lounge” del complesso, la presenza di questi micro-eventi quasi in sottofondo mi ha consentito di alimentarmi di idee anche in quei momenti in cui altrimenti avrei solo sorseggiato un caffè in silenzio, troppo stanco o troppo poco focalizzato per fare conversazione.

Playing "So You Think You Can Dance?" which is an educational laE per dare un’idea più ampia, ecco qualcuno degli eventi a cui non ho partecipato (anche solo perché si sovrapponevano l’uno con l’altro, ulteriore rassomiglianza con l’esperienza universitaria): una lezione di stage fighting (ovvero combattimento simulato) in palestra, dove gli allievi hanno imparato alcune coreografie semplici ma estremamente spettacolari (ho avuto il piacere di assistere a qualche secondo di dimostrazione pratica durante il pranzo); un’ora dedicata ai giochi dei bambini; retrospettiva su alcuni live giocati negli ultimi dodici mesi in varie parti d’Europa e presentazione di alcuni di quelli attesi l’anno prossimo; uno workshop di decorazione di torte (da intendersi come metafora del game-design, ma le torte erano vere); varie presentazioni e panel sull’organizzazione professionale di live, tenute da chi è riuscito a farne un mestiere retribuito; una lezione sul “femminismo geek” e un breviario di teoria e pratica del genere (quest’ultimo il seguito di un evento che, lo scorso anno, trovai estremamente istruttivo); e, naturalmente, numerosi piccoli live, fra cui gli scenari finalisti della Larp-writer Challenge. Il programma completo della manifestazione, comunque, è ancora consultabile.

Hanging out at Grendehuset, the A Week in Norway headquarters. D…e gustosi fuori-pasto

L’esperienza completa di Knutepunkt, tuttavia, è fatta anche di spazi non segnati sulle carte nautiche: di innumerevoli incontri e conversazioni nei cambi dell’ora, nei corridoi, in cammino da un bungalow all’altro, ai pasti, al caffè, su un divano durante una festa, sul pullman, bevendo vodka a tarda notte… Ciascuna di queste un’occasione di inghiottire stimoli creativi impensati, perché, se può esservi un tratto comune veramente a tutti i partecipanti a uno Knutepunkt, è che nessuno di loro è “uno qualsiasi”. Anno dopo anno, questa manifestazione si riconferma essere probabilmente l’ambiente più stimolante in cui mi sia mai trovato nella mia vita, e chissà, forse il più stimolante al mondo in cui un vero appassionato di role-playing possa trovarsi.

Knutepunkt 2013: Saturday Night: LimboForse qualche parola in più merita d’essere spesa sulle feste, che sono una vera e propria sotto-cultura nella cultura dello Knutepunkt (tanto che si ripetono da sempre voci su qualcuno che verrebbe al convegno solo per quelle, disertando gli eventi diurni). La quantità di energia e di attività di molti dei partecipanti, infatti, resta costante fino alle ore piccole del mattino, tanto che dormire anche solo un poco durante la manifestazione richiede una scelta attiva e cosciente. Il consiglio che ripeto sempre ai neofiti, ma che ogni volta mi rivelo incapace di seguire, è quello di non pretendere troppo dal giovedì sera, quando “ufficialmente” non vi sono feste, e di approfittare di quella notte per riposare, invece che sforzarsi d’arrivare alle quattro di mattina bevendo in compagnia di quasi-sconosciuti in qualche camera… ovvero, per vederla in altro modo, facendosi dei nuovi amici. Col venerdì sera, invece, si dà il via libera ufficiale ai party “programmati”, annunciati da manifestini attaccati in giro per la location; uno di questi, per tradizione, è a carico degli organizzatori dell’edizione successiva (in questo caso gli svedesi, che con una certa dose d’ironia hanno dato una caratteristica cena, purtroppo a numero chiuso, ispirata alle tradizioni della festa di mezz’estate nel loro paese). Ma questa volta la festa svedese ha avuto la concorrenza di parecchi altri “room party” con musica: quello commemorativo del live Just a Little Lovin’, completo di finto striptease, quello palestinese, con musica pop e hip-hop locale, quello della Larpwriter Summer School… In molti siamo semplicemente passati da una festa all’altra, bevendo e ballando a tutti i ritmi, scampando a qualche inconveniente di bottiglie rovesciate e calzini bagnati, e dopo il termine di tutti gli eventi in qualche modo “ufficiali” qualcuno ha semplicemente collegato un impianto audio portatile nella lounge, dove i più innamorati della notte hanno continuato a ballare ancora e ancora, fino allo stremo delle forze.

Knutepunkt 2013: Saturday NightIl sabato sera, sempre come da tradizione, vi è stata invece la festa in costume, il cui tema questa volta era l’oltretomba, o meglio, “l’attraversamento del limite ultimo”, per una notte soltanto. Streghe norvegesi hanno preparato la loro pozione in un calderone messo a bollire su fuoco vivo, in riva al lago gelato, e l’hanno offerta alla nostra folla variopinta di anime perse e altri strani personaggi; poi, con la complicità di un inquietante uomo dei boschi, scandinavo messaggero dall’oltretomba, ci hanno guidati in un’imponente processione, intonando cupe litanie al suono di tamburi, fino alla corte di Ereshkigal, la dea sumerica dei morti. A questo punto si sono spalancate le porte… della pista da ballo, dove vivi e morti, fantasmi e divinità si sono mescolati nell’allegra frenesia alimentata non più da tamburi primitivi, ma da un energico ed irriverente DJ set. Perché Knutepunkt è anche questo: un grande rito collettivo i cui partecipanti, abbandonando ogni riserva, si riforgiano ogni volta in una comunità – e così facendo imparano anche qualcosa di nuovo su di sé come individui.

Knutepunkt 2013: Saturday Night RItualCrossing borders

Come tutte le edizioni della manifestazione, anche questa aveva un tema centrale, molto vago: “crossing borders”, cioè attraversare i confini, superare i limiti, siano essi concreti o metaforici. La simbologia legata a questo tema impregnava tutti i momenti “rituali” e collettivi, come abbiamo visto, e probabilmente ha informato anche molte delle scelte dei singoli organizzatori di eventi, per quanto riguarda argomenti e titoli. In più, si lega a scelte organizzative di ordine generale.

The closing party ceremony.Un limite che sembra essere stato valicato per il meglio è il confine palestinese. Già da qualche anno, infatti, si ripropongono polemiche legate alla partecipazione di una delegazione di larper israeliani a Knutepunkt… Ora che un’associazione con base e fondi in Norvegia sta promuovendo attivamente la realizzazione di live educativi nello Stato di Palestina, però, per la prima volta abbiamo avuto il piacere di incontrare anche una rappresentanza di larper palestinesi. Se il capitolo sia definitivamente chiuso è forse ancora presto per dirlo, considerando che quest’anno non vi era una vera e propria delegazione israeliana, ma un solo individuo come rappresentante di se stesso (una rappresentanza identica a quella dell’Italia, insomma).

Knutepunkt 2013: Saturday Night: Petter and TKUn limite che sembra molto importante abbattere è quello dell’accessibilità ai “neofiti”. Pare che quest’anno quasi il 30% degli iscritti partecipassero a Knutepunkt per la prima volta, ma in una manifestazione con così tanta “storia”, in cui s’intersecano numerose cerchie sociali già ben definite, può essere difficile per un nuovo arrivato integrarsi e sentirsi ben accetto. Un nuovo esperimento per agevolare questo inserimento era rappresentato stavolta dal sistema degli “Knutepunkt buddy”: numerosi “veterani”, fra cui io, sono stati muniti di un cartellino “Buddy”, che indicava la nostra disponibilità a rispondere a domande e fungere da “tutori” per i nuovi. Inoltre, giovedì si è svolta un’informale “cerimonia” che mirava ad abbinare un Buddy a ogni nuovo arrivato. Dal mio punto di vista è stata un’esperienza più che positiva: ho fatto la conoscenza di almeno una persona cui altrimenti, forse, non avrei mai rivolto la parola, e inoltre il cartellino che portavo è stato spesso uno spunto per iniziare conversazioni. Ma pare purtroppo che la cosa non abbia complessivamente funzionato all’altezza delle aspettative. Il consiglio che ho ripetuto di più in veste di “veterano”? «Non fare come me: almeno qualche volta, dormi.»

Erlend was spent after a long week.Un limite di cui si è parlato poco, ma di cui mi sono accorto che è stato varcato, seppure in sordina, è quello tra larp e performance art. Alcune delle persone più affascinanti, entusiaste e con cui ho avuto le conversazioni più piacevoli, fra i nuovi arrivati di questa edizione, sono artisti che recentemente hanno sentito parlare del larp e vi hanno riconosciuto un’affinità con le forme che già praticano, perciò sono venuti a Knutepunkt per saperne di più. Incontrarli è stato uno degli aspetti più positivi del mio viaggio, e spero che le nostre strade s’incroceranno ancora.

True Norwegian Black MetalLimiti invalicabili?

Non tutto, beninteso, è stato perfetto, come del resto sarebbe impossibile in un’organizzazione di queste dimensioni. Secondo qualcuno, il “Buddy system” non ha funzionato come avrebbe dovuto, mentre altri hanno lamentato problemi con l’iscrizione ai singoli eventi; alcuni nuovi arrivati non si sono sentiti sufficientemente inclusi, o questo almeno affermano alcuni veterani loro amici; il caffè-relax, molto grazioso ma molto freddo e fuori mano, è stato frequentato pochissimo, mentre tuttavia alcuni partecipanti hanno sofferto la mancanza di altri spazi silenziosi; vi sono state poi le polemiche legate allo scandaloso “rant-gate”, eccetera.

Knutepunkt 2013: JaLL PartyPersonalmente, ho sofferto molto il fatto che il mio bungalow fosse parecchio distante (il secondo più lontano, in effetti) dal centro della location e dalla maggior parte degli eventi: cinque-dieci minuti di cammino in salita e in discesa per sentieri fangosi. Per questa sola ragione mi sono letteralmente consumato i piedi, ho dormito meno di quanto altrimenti avrei potuto, non ho quasi trovato il tempo di beneficiare della sauna (altro spazio di socializzazione con i suoi riti e le sue tradizioni specifiche) e sono arrivato in ritardo agli eventi del mattino… Ma ho saputo che qualcuno stava anche peggio (alcuni utenti di fascia “business” erano stanziati in un hotel a 15 minuti), e gli organizzatori hanno fatto quanto possibile per alleviare il problema (per esempio recuperando domenica i nostri bagagli con un furgoncino). Del resto, lo Knutepunkt ha ormai raggiunto dimensioni ragguardevoli, che mettono a dura prova la capacità delle strutture in cui viene di volta in volta ospitato; ma, per ragioni di costi, passare a un vero e proprio centro congressi non è un’opzione contemplabile.

Nordic Larp Talks. Katrine and Karete talked about this years KnLa Norvegia è un paese spaventosamente costoso, infatti, cosa che si è riflettuta sul prezzo dei biglietti di questa edizione: all’incirca duecentocinquanta euro per il mio biglietto fascia “standard” (l’unica ancora disponibile al momento in cui mi sono unito alla “corsa” per ottenerne uno) comprensivo di trasporto in pullman da Oslo, tre pernottamenti (in sacco a pelo su un materassino steso per terra), i pasti e una copia del libro che è consuetudine pubblicare in occasione del convegno (quest’anno quattro volumi, piccoli nel formato ma densi di contenuto). Una cifra problematica per una parte del pubblico cui la manifestazione si rivolge, e comunque raggiunta solo grazie a contributi statali e altre sovvenzioni (l’organizzazione, sia chiaro, è del tutto “no profit”, e i biglietti servono solo a pagare parte delle spese). Ma nulla rispetto alla media di un paese dove è normale pagare cinque euro per un caffè, o oltre dieci per una birra alla spina! Trovandomi in seria difficoltà economica, personalmente mi ero risolto a non comprare nulla di non strettamente essenziale, e quindi a rinunciare completamente agli alcolici; sono quindi ancor più grato ai molti amici generosi, d’ogni nazionalità, che mi hanno più e più volte offerto da bere oltre ad accogliermi nelle loro conversazioni.

The ritual workshop pre-workshop.Epilogo

Domenica 21, cerimonia conclusiva. Più di trecento persone di diverse nazionalità, tenendosi per mano in una lunga catena, scendono fino alle rive fangose del lago. Qui, sulla spessa crosta di ghiaccio, è già stato collocato un grande uccello di cartapesta, una fenice, già membro della corte infernale di Ereshkigal. Nella fenice è stato deposto l’uovo dorato, colmo di tutti i limiti che noi tutti abbiamo espresso il desiderio di oltrepassare. Un’organizzatrice si avventura sul ghiaccio e dà fuoco alla miccia. Il fumo e le fiamme s’innalzano verso il cielo gelido color acciaio della primavera norvegese… Quanti limiti abbiamo già superato? E quanti potremo oltrepassarne ancora?

The closing party ceremony.La prossima edizione, chiamata Knutpunkt, si svolgerà nei pressi di Göteborg, in Svezia, dal 3 al 6 aprile 2014. È già online il sito provvisorio, che consente di iscriversi a una newsletter. Ed io ho giurato che farò quant’è in mio potere per partecipare anche questa volta.

Raffaele Manzo

At the ending ceremony. Burning the bird.L’autore di questo articolo

Raffaele Manzo, alias “Rafu”, è storico dell’arte dell’Estremo Oriente asiatico e traduttore, ma da molto prima di tutto ciò è un amante dei giochi di ruolo, nelle vesti di partecipante, organizzatore, designer e critico. Una parte dei suoi pensieri a riguardo trovano sfogo sul blog l’Orgasmo Cerebrale. Ha collaborato fra l’altro con Janus Design, Narrattiva, e fatto parte del movimento Flying Circus.

A proposito dell'autore

Andrea Castellani, organizzatore di eventi di gioco di ruolo dal vivo dal 2002, ha presieduto nel corso degli anni alcune associazioni ludiche, ha co-fondato il convegno annuale Larp Symposium e ha curato l’edizione dei libri a esso collegati. Ha creato più di venti live ed è stato coinvolto nell’organizzazione o nella scrittura degli scenari di decine di altri.

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