Del Larp Symposium, il raduno nazionale dedicato ai giochi di ruolo dal vivo, i lettori di Mondo Larp hanno già sentito parlare in più occasioni (cliccate qui se volete rinfrescarvi la memoria con il reportage dell’edizione 2012). Come vi avevamo annunciato tempo addietro, dal 20 al 22 settembre scorsi si è tenuta la quarta edizione, questa volta organizzata da Lorenzo Giannotti, Vittorio Colarossi e Federico Febo in un incredibile ostello-eremo (con tanto di chiesa consacrata!) a Pescosansonesco Vecchio, tra i monti dell’Abruzzo. Alla vigilia si era diffusa un po’ di perplessità sulla raggiungibilità della location, ma alla prova dei fatti posso dire che i timori erano in larga parte ingiustificati. Sì, non eravamo precisamente nel centro di Pescara, ma la location era molto più raggiungibile di quanto Google Maps ci volesse far credere, grazie anche alla vicinanza con l’autostrada. E comunque era talmente spettacolare che valeva assolutamente la pena di raggiungerla!
Passando all’evento vero e proprio, posso dire senza tema di smentite che quest’anno il Symposium ha fatto il salto di qualità, perlomeno a livello di presenze: negli anni scorsi infatti uno dei problemi principali del Symposium è stato il basso numero di partecipanti e la mancanza di rappresentatività degli stessi, sia come zone geografiche sia come associazioni. Ora questo limite si può senz’altro considerare superato: i partecipanti dell’edizione 2013 sono stati infatti talmente numerosi da superare il numero di letti disponibile all’ostello, costringendo gli organizzatori a intervenire in maniera creativa per trovare a tutti un posto dove dormire! Quanto alla rappresentatività, quest’anno ci sono stati partecipanti da Torino, da Trieste, da Napoli e da tutto quello che c’è in mezzo, mentre le associazioni che hanno avuto uno spazio per presentarsi sono state undici, portabandiera di un’incredibile varietà di generi e stili di larp e provenienti dall’Abruzzo ma anche da Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Lazio.
Ma la più grande vittoria per chi ha sostenuto questo progetto dall’inizio è stato vedere finalmente realizzato lo stesso spirito dello Knutepunkt, dei GNiales e degli altri grandi eventi europei: quell’atmosfera gioiosa, rilassata e conviviale in cui i larper si riuniscono, si conoscono, fanno festa insieme e condividono esperienze e contatti con la prospettiva del continuo miglioramento e interscambio. Intendiamoci, anche alla prima edizione del Symposium nel 2010 questo spirito era presente, ma è stato solo con l’edizione di quest’anno che ho avuto la sensazione di vederlo largamente condiviso da un vero e proprio “movimento”, numeroso e traversale alle varie regioni geografiche, alle tante associazioni e ai diversi stili di larp esistenti in Italia. Merito del lavoro svolto dagli organizzatori delle quattro edizioni del Symposium, certo, ma non si può negare che una bella fetta di merito va anche ai gruppi Facebook con finalità simili al Symposium (Gioco di Ruolo dal Vivo Italiano, creato e gestito da Ilenia Moreni e Nicola Gobbi Frattini, e il vivacissimo confronto costruttivo tra larper italiani, opera invece di Ivano Piva): infatti è stato anche grazie ai gruppi di Facebook se i larper italiani hanno cominciato finalmente a comunicare tra di loro al di là delle anguste pareti delle proprie associazioni, e da lì a partecipare a un evento come il Symposium, che ha appunto come scopo mettere in contatto le “diverse realtà” che compongono il variegato universo del larp italiano, il passo è stato breve. Secondo qualcuno una piccola parte di merito l’avrebbe anche la rubrica che state leggendo, ma questo lo lasceremo decidere ai posteri.
Al di là dell’ottima partecipazione e del magnifico spirito che si respirava al Symposium, come sono andati invece i singoli eventi che hanno composto il raduno? Mediamente bene, con qualche punta di eccellenza e qualche cosa in cui si poteva fare di meglio. Esaminiamoli uno per uno, tenendo presente che oltre agli eventi “ufficiali” ci sono stati continuamente momenti conviviali (tra cui anche ma non solo gli ottimi pasti, all’insegna degli arrosticini e di altre prelibatezze abruzzesi) in cui i partecipanti hanno socializzato e approfondito la conoscenza reciproca: momenti importanti per la riuscita del Symposium quanto gli eventi in programma, anzi, probabilmente di più.
L’intera giornata di venerdì, dalle 11 di mattina fino a notte inoltrata, è stata dedicata al live di apertura, che quest’anno è stato una replica in edizione ridotta del live Soul Meeting organizzato dall’agenzia di viaggi nel tempo Cronosfera (cliccando qui potete leggere un resoconto sullo stesso live organizzato l’anno scorso). Il live di apertura è stato introdotto allo Knutepunkt 2009 con lo scopo di dare fin dall’inizio a tutti i partecipanti un’esperienza comune di cui parlare, per rompere il ghiaccio e dare inizio al confronto e alla discussione. Il Symposium si è impadronito dell’idea fin dalla prima edizione nel 2010, ma fino a oggi i live di apertura sono sempre stati mini-live da 2-3 ore, per non togliere troppo spazio agli altri eventi in programma. Quest’anno invece il live di apertura è durato circa 15 ore, forse una durata un po’ eccessiva. Senza dubbio l’avere in apertura un live così corposo ha attirato al Symposium diversi giocatori del posto che altrimenti magari non avrebbero partecipato, ma non so se il gioco sia valso la candela: onestamente alla conclusione del Symposium domenica pomeriggio ho avuto la netta sensazione che ci fosse qualcosa che non andava, che il Symposium fosse finito con un intero giorno di anticipo rispetto al solito. A conti fatti sono contento che sia andata così perché Soul Meeting è forse il più bel live a cui abbia mai partecipato (e senza dubbio quello organizzato in maniera più attenta e professionale, perlomeno in Italia) e un’esperienza come questa non me la sarei persa per nulla al mondo, ma per il futuro suggerisco di tornare ai live di apertura di poche ore. Oppure, se come in questo caso si ha l’occasione di far giocare un live di qualità eccelsa come Soul Meeting, si può pensare di far durare il Symposium quattro giorni invece che tre, dedicando al live di apertura l’intera giornata di giovedì!
La piaga che ha segnato l’edizione del Symposium di quest’anno è stata purtroppo quella dei ritardi. I ritardi sono cominciati già il venerdì con il live di apertura, ma hanno raggiunto il culmine nella giornata di sabato. Dopo la presentazione di Ruoli vivi, il libro da me curato pubblicato in occasione del Symposium 2013 (che si va ad aggiungere ai suoi tre “fratelli” pubblicati in occasione delle edizioni precedenti), ha avuto inizio il “concilio delle diverse realtà”, eventone previsto per il sabato pomeriggio in cui ciascuna associazione presente al Symposium aveva l’occasione di presentarsi. A causa dell’assenza di qualsiasi forma di moderazione da parte degli organizzatori (peraltro impeccabili per tutti gli altri aspetti della gestione del raduno), queste presentazioni sono proseguite non solo per tutto il sabato pomeriggio, ma hanno fagocitato quasi interamente anche la giornata di domenica, causando la cancellazione di diversi eventi e lo spostamento di altri. Alla fine ho avuto l’impressione che alcuni partecipanti al loro primo Symposium siano tornati a casa con la convinzione che il Symposium sia un raduno in cui le varie associazioni si presentano a vicenda (ed è un po’ l’idea che viene anche guardando questo filmato), quando invece alle precedenti edizioni un evento dedicato alle presentazioni non era mai stato fatto. Anche qui, come nel caso del live di apertura, non mi sento di condannare gli organizzatori perché in effetti le presentazioni sono state una più entusiasmante dell’altra (alcuni partecipanti sono rimasti letteralmente fulminati scoprendo l’esistenza di tante realtà così diverse, moderne e interessanti), ma mi rimane un bel po’ di amaro in bocca per gli eventi a cui mi sarebbe piaciuto partecipare che sono stati cancellati a causa dell’infinito ritardo del “concilio delle diverse realtà”. Onestamente non rifarei un evento del genere alle edizioni successive, a meno che ci siano due o tre linee di programma parallele (una delle quali dedicata alle presentazioni) e venga applicato un rigoroso sistema di contenimento dei ritardi. Basterebbe adottare il sistema delle campanelle che si usa ai GNiales: cinque minuti prima dell’ora prevista per la conclusione la campanella suona una volta, all’ora di conclusione suona tre volte, se cinque minuti dopo l’ora prevista il relatore sta ancora parlando (cosa che non ho mai visto succedere) la campanella comincia a suonare ininterrottamente finché non smette. Se funziona con quegli anarchici dei francesi, può funzionare anche con noi.
A causa dei ritardi sono stati cancellati sia il nuovo workshop di Lorenzo Trenti “Processo alle intenzioni” (che si presentava come un’evoluzione dell’ormai classico “Circolo larper anonimi” lanciato proprio alla seconda edizione del Symposium) sia il dibattito “A porte aperte” su come reclutare nuovi giocatori. Si è tenuto invece (spostandolo dalla domenica mattina al molto più adatto sabato sera) il workshop di Andrea Marmugi “L.A.R.S. – Live Action Role Sex”, che sulla scia di un analogo workshop tenuto da me e Lapo Luchini (e ideato con lo stesso Marmugi) al Symposium 2012 ha presentato le varie tecniche utilizzate in culture larp diverse per rappresentare o simulare gli atti intimi e sessuali. Andrea stavolta è riuscito dove io e Lapo avevamo fallito, ossia aiutandosi con luci soffuse, musiche sensuali e tappeti persiani ha creato una magica atmosfera che ha coinvolto pienamente i partecipanti, che non sono rimasti in disparte ma hanno tutti provato in prima persona le varie tecniche affrontate dal workshop (che per la cronaca è stato molto interessante, anche per me che conoscevo “sulla carta” tutte le tecniche ma ne avevo provata dal vivo soltanto qualcuna). Lo scopo di un workshop dovrebbe essere proprio questo, far mettere “le mani in pasta” ai partecipanti, e in questo Andrea si è dimostrato un maestro. Se vi serve qualcuno che convinca i vostri giocatori a fare anche le cose più improbabili, contattate Andrea Marmugi e andate sul sicuro!
L’Entaconsulta, il tradizionale dibattito di fine Symposium in cui si tirano le somme dell’edizione appena conclusa e si discute di quella successiva, è stata stringatissima a causa dei molti ritardi, ed essenzialmente è servita a confermare come sede del Symposium 2014 la città di Bologna (o il territorio circostante) e ad assegnare a Lorenzo Trenti la responsabilità di mettere in piedi un team organizzativo possente ed efficiente. La parte restante della discussione è stata dedicata all’annoso problema che perseguita il Symposium fin dalla nascita, ovvero il mancato coinvolgimento delle grandi associazioni. Infatti, anche se quest’anno il Symposium ha finalmente “sfondato” come numeri e come rappresentatività dei partecipanti e si può ormai considerare una manifestazione radicata, potrebbe indubbiamente fare numeri molto più alti se sfondasse anche presso le grandi associazioni, che invece per ora rimangono largamente ignoranti dell’esistenza o dell’importanza del Symposium. Mi fa molto piacere che l’Entaconsulta abbia individuato questo come problema essenziale da dibattere nel poco tempo che ci era rimasto, perché effettivamente lo è: fino a quando il Symposium resterà il raduno annuale di una nicchia (per quanto in espansione), continuerà a essere una bellissima manifestazione ma la sua influenza sul resto del mondo larp sarà limitata. E certamente nessuno vuole un’Italia “a due velocità” in cui le piccole realtà crescono e si confrontano tra loro mentre le grandi associazioni rimangono sempre uguali a sé stesse, senza condividere il loro enorme bagaglio di esperienze e conoscenze e senza imparare qualcosina di quello che anche le piccole associazioni (come questo Symposium ha ampiamente dimostrato) sono in grado di insegnare. Insomma la sfida per il 2014 sarà proprio il coinvolgimento delle grandi associazioni: la sede prescelta è perfetta (Bologna infatti è facilmente raggiungibile dalle sedi di tutte le più grandi associazioni italiane), ora sta a noi aiutare l’eroico Lorenzo Trenti nell’imponente compito che lo aspetta… Io ci credo e lo aiuterò per tutto quello che posso, e voi?