Army of Darkness Roleplaying Game
Un gioco di: M. Alexander JurkaT, George Vasilakos, Shane Lacy Hensley
You probably saw this book at your favourite game store and though: “Cool!” E’ andata esattamente così, l’introduzione de “Army of Darkness Roleplaying Game” (AoD rpg) non poteva cogliere più nel segno. Come ogni fan di Ash che si rispetti, non ci ho messo più di dieci minuti prima di pensare “devo averlo”! AoD rpg è edito dalla Eden Studios, già produttrice del gioco di “Buffy” e del zombie-survival “All flesh must be eaten”. Purtroppo non ho esperienza di gioco di nessuno di questi, quindi mi baserò sulle impressioni che questo libro mi ha dato. Il primo elemento di rilievo è il tono con cui viene introdotto il giocatore, e con il quale vengono spiegate le regole e l’ambientazione. Negli States si direbbe cocky (galletto), noi diremmo spaccone. Esatto, in pieno Ash-style. Ne consegue che la lettura del libro è gradevolissima e a tratti addirittura demenziale. L’ambientazione horror-dissacrante è resa benissimo ad ogni pagina e ogni capitolo sembra scritto dallo stesso Ash, in quanto ci si riferisce al male assoluto come The Big Bad, ai mostri come i Bad Guys, ai poveri umani indifesi come primitive screwheads. Chtulu è lontano anni luce. Qui i personaggi non perdono affatto la sanità mentale nei confronti con il male, ma si sistemano il pacco e vi si scagliano contro con una motosega sputando insulti e bestemmie. Ash è rozzo e duro, lo stile di gioco è rozzo e duro. E soprattutto comico. Altro fattore di piena apprezzabilità è la veste grafica. Bellissima hardcover nera con la locandina, pagine patinate con immagini del film, citazioni di Ash ad ogni piè sospinto (chi non si ricorda “dammi un po’ di zucchero, baby”?), stile colloquiale e arrogante. Il libro è diviso in otto capitoli, in maniera abbastanza classica: il classico capitolo introduttivo su cos’è un gioco di ruolo, cos’è Army of Darkness e un riepilogo dei fatti del film (Charter one: Gathering Darkness); il capitolo sulla creazione dei PG (Chapter Two: Promised ones); il capitolo sulle regole (Chapter Three: Ash rules, notare il gioco di parole!); un capitolo particolare per le battaglie campali (Chapter four: Battle system, volete affrontarli o no gli eserciti di scheletri?); il capitolo dedicato al Master (Chapter five: Director’s cut), il più interessante; un capitolo sull’ambientazione del film (Chapter six: Land of Darkness), il meno indispensabile; un capitolo su come creare nuove ambientazioni (Chapter seven: World of Darkness); una avventura già pronta (Chapter Eight: Once more unto the breach). Il sistema di gioco si basa sull’ Unisystem, il sistema adottato in tutti i prodotti della Eden Studios. Fondamentalmente rassomiglia al sistema del vecchio “Cyberpunk 2.0.2.0.”: si tira un d10 e si somma la caratteristica e l’abilità. Queste ultime vanno da 1 a 6. Se il risultato è 9 o più, l’azione ha successo. Più il risultato è alto, più si acquisiscono livelli di successo, meglio riesce l’azione (tipo “Vampiri”). Ovviamente entrano in gioco i vari modificatori positivi o negativi. Questa è la base concettuale su cui si sviluppano le varie meccaniche (danni, punti ferita, punti esperienza e altro). Cosa funziona. Innanzitutto lo spirito del gioco. Si preannunciano partite veloci, violente, cattive e divertenti. Finalmente potete affrontare un Mostro Malvagio, guardarlo negli occhi e dirgli: “Ti puzza l’alito, palla di merda!”, per poi prenderlo a cazzotti. Lo stile cinematografico del genere americanata hollywoodiana è perfettamente in linea con il gioco. I creatori non ne fanno mistero, anzi è il punto forte. Anche i termini tecnici vanno in questa direzione: il Master diventa il Director, il party (la coterie, il gruppo) diventa il Cast e così via. Il sistema di gioco contribuisce in questo senso (vedi i Drama Points). Cosa non funziona. Il sistema di regole non mi sembra eccezionale, anche se si può tranquillamente modificare. Alla fine è una delle cose che contano meno in un gioco. Si può addirittura usarne un altro e buonanotte. Conclusioni. E’ un bel gioco anche se non perfetto. I fan di Ash ne saranno entusiasti, chi non lo conosce potrebbe trovarlo insulso. Il libro scoraggia apertamente chi non è un fan dal giocarci, ma non vi spaventate, è il suo stile (in certi punti offende chiaramente il lettore, prendendolo in giro, sempre in modo simpatico e divertente). Voto: 9/10 se siete fan di Ash, se no 7,5/10. |
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