Quanto è grande internet?
Robert Morris nel 1988 se lo chiedeva già, cercare di comprendere qual è il numero esatto di macchine connesse a internet ora è quasi impossibile, all’epoca questo studente di un università americana aveva trovato una soluzione brillante per poter contare i sistemi operativi unix. Ovviamente una soluzione che ha portato a risvolti tragicomici.
Teniamo ben presente che prima di Morris il concetto di worm non esisteva, lo scopo secondario era proprio quello di dimostrare che era possibile accedere ad un computer tramite la rete, i sistemi unix infatti non erano assolutamente testati per difendersi da queste minacce non essendo ancora state concepite, questo worm sfruttava quattro bug per installarsi nei sistemi operativi e una volta installato semplicemente restava li, occupava il minor spazio possibile ed era estremamente difficile da individuare e rimuovere, conteggiando il numero di computer infetti si poteva così stimare anche il numero di computer connessi.
Cosa successe quindi di così terribile per pochi byte che restavano lì a non far nulla? Semplicemente il worm dal computer infettato si autoinviava verso tutti gli altri computer connessi, prima di decidere se reinstallarsi interrogava il sistema operativo chiedendo se sul computer era già stata installata una sua copia. Se riceveva una risposta positiva, per aggirare un protocollo di sicurezza o un intervento dell’amministratore, chiedeva per altre sei volte, alla settima risposta affermativa si installava comunque.
Il worm venne lanciato alle 18 del 2 novembre 1988, per un intera notte si installò all’infinito su tutte le macchine connesse alla rete, la mattina successiva tutti i computer unix del mondo erano infettati, il 10% delle macchine erano offline, i giornali parlavano di morte dell’era dell’informatica e probabilmente Robert Morris era nascosto sotto un letto a piangere rendendosi conto di aver fatto un mastodontico errore di calcolo.
Insomma, internet è morta, un computer su 10 non funziona più, i sopravvissuti sono stati messi offline per paura che seguissero il destino degli altri, come reagire? Robert Morris, non sapendo più a quale santo votarsi decide di affidarsi a sant’Antonio, pubblica delle istruzioni anonime e una patch per disinstallare il worm in quel deserto postatomico che è ora la rete, mai messaggio fu più ignorato nella storia delle catene di sant’Antonio. Per due giorni la rete divenne silenziosa, si dovette aspettare fino al 5 novembre per riuscire a far ripartire tutto.
Morris ottenne diversi primati: creatore del primo worm (ringraziamolo), più grande disastro informatico della storia di internet, primo processo americano per reati informatici e forse anche il bug più devastante. Ora, come sempre succede per gli hackers più famosi, è un professore del MIT e uno stimato professionista nel campo della sicurezza informatica.
Passiamo ai giochi.
La prima cosa che viene in mente è un avventura di Cyberpunk dedicata al mondo della rete, un geniale programmatore da uno scantinato di Night City ha rilasciato un tanto innovativo quanto pericoloso software, potenzialmente potrebbe avere effetti devastanti, magari infettando anche le menti degli ignari netrunner, un piccolo bug che non aveva considerato lo rende incontrollabile e questo programmatore è costretto a chiedere aiuto al suo gruppo di netrunner di fiducia.
Un altro gioco adatto potrebbe essere Eclipse Phase, gli uomini non sono molto diversi da avanzate IA nel mondo che viene dipinto in questo gdr transumanista, un virus fuori controllo diventa pericoloso quanto un arma batteriologica e l’approccio del gioco si adatta bene a questo genere di sfida, tra nanotecnologie e informatica avanzata i computer sono al centro della vita più delle persone.
Alcune fonti:
- Wikipedia
- Wiki again
- Il sourcecode del worm scaricabile se volete “maneggiare il reperto” (tanto non funziona più)
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