La posizione da finalista di Numenera al Gioco dell’Anno 2015 non ha lasciato a bocca aperta nessuno; e, in realtà, ha destato poco stupore anche la sua vittoria.
Ovunque si parla di “vittoria annunciata”, “vittoria meritata” e discorsi simili; eppure concorrevano altri titoli validissimi. Ciononostante gran parte del pubblico scommetteva sul cavallo Numenera vincente. Di più: davano per scontata la sua vittoria, come se gli altri concorrenti non avessero possibilità.
Ma che cosa ha colpito così tanto di Numenera? Che cosa c’è in questo set di così stupefacente da farne decretare la vittoria al pubblico? Quale è stato il fattore determinante?
Più di un fattore, in realtà. Vediamoli ora:
Ambientazione
L’ambientazione di Numenera è, in parole povere, “un fantascientifico talmente fantascientifico che fa il giro e diventa fantasy”. La Terra di un miliardo di anni nel futuro è un pianeta disseminato di resti di un passato lontanissimo che per i giocatori è il futuro. Questo rende il setting uno scenario ideale per esplorazioni, scoperte e reliquie da trovare, in cui si può scoprire praticamente qualsiasi cosa suggerisca la fantasia: quindi lascia spazio sia ai giocatori sia al master. Il setting di Numenera è descritto dettagliatamente, costellato di spunti, segreti piccoli e grandi e possibilità di avventura. In altre parole, è uno scenario vasto e ben congegnato che si presta bene a essere ulteriormente arricchito dalle avventure dei personaggi.
Meccaniche
Qui non c’è molto da dire: con l’originario D20 System, il Cypher System (il sistema di gioco di Numenera) non ha più in comune che l’uso del d20. Monte Cook ha fatto un uso intelligente delle novità di game designing introdotte negli ultimi anni, presentando un regolamento pensato per essere facile, veloce e intuitivo. Molte delle meccaniche volte a simulare la fisica del mondo di gioco (per esempio l’ingombro degli oggetti) sono state sostituite da parametri più arbitrari (il limite massimo di reliquie trasportabili, per esempio), in nome della semplicità. Lo stesso vale per la scheda del personaggio, in particolare la sua creazione.
Un regolamento, insomma, volto all’essenziale. E che, piaccia ai detrattori o no, funziona in modo scorrevole.
Fruibilità
Il gioco è scritto bene. Vi sembra poco? Provate a leggere certi manuali in commercio e capirete la differenza.
Al di là della qualità dello scritto, non si può non encomiare la cura dell’edizione. Indice analitico, rimandi a pagine, titoletti a fianco dei paragrafi… tutte piccole cose, che denotano però attenzione verso i bisogni degli utenti e che non possono che giovare durante le sessioni. Numenera è un gioco facile e scorrevole grazie anche a come il materiale viene presentato agli utenti.
Edizione Italiana
La versione italiana differisce da quella originale principalmente per la scelta del “boxed set”, ovvero la scatola rigida in stile boardgame contenente il materiale di gioco, e il manuale in copertina morbida anziché rigida. Un riallacciarsi alle tradizioni (in Italia i giochi di ruolo sono stati venduti così per molto tempo) che può aver suscitato qualche perplessità, ma non a Monte Cook. In effetti è stato così deliziato dall’idea che lo ha riproposto anche per la versione in inglese. Non solo: anche altre scelte editoriali, come il fascicolo di sole illustrazioni, sono state proposte prima in Italia e poi in inglese. In altre parole, per dirla come lo stesso Cook, l’edizione italiana di Numenera è migliore dell’originale.
E, cosa che non può che farci piacere, la traduzione del materiale, opera di Fabio Passamonti, è stata effettuata in modo più che competente, con un occhio di riguardo anche per i termini intraducibili. Qui in Italia, dove i giocatori hanno ancora gli incubi per la “saliva paralitica” del Liber Mortis, non è certo roba da tutti i giorni.
Per cui: Numenera ha vinto, e meritatamente. Il gioco è bello, ben congegnato ed evidentemente opera di professionisti. Ma, più importante, Massimo Cranchi ed Elisabetta Albini (fondatori della Wyrd Edizioni), insieme alla Monte Cook Games, hanno proposto al pubblico italiano un prodotto di qualità sopraffina. E, oltre a essere testimone della professionalità degli autori, la qualità del prodotto è una forma di rispetto verso il cliente pagante. Nessuno può negarlo:
Il gioco in sé può non piacere, può non piacere l’ambientazione, l’uso del d20 o certe meccaniche, può anche fare schifo per principio e partito preso: ma anche chi non gradisce questo gioco non può comunque negare la qualità eccellente di quest’edizione.
In un panorama come il mercato italiano dei GdR, costellato di traduzioni abborracciate, edizioni al risparmio e produzioni ufficiali di qualità amatoriale, Numenera detta gli standard di che cosa sia veramente un gioco fatto bene.
E anche questo va premiato.
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