Più i pazienti recuperano la memoria e più sembrano diventare problematici.
Ciò che abbiamo, insieme, scoperto sul loro passato potrebbe effettivamente rendere difficile dimetterli.
Le loro mani sono sporche di sangue, ma questo non vuol dire niente se le forze dell’ordine non trovano le prove e se riesco a dimostrare che non erano in condizioni di intendere e di volere.
Eppure, nonostante l’efferatezza dei gesti compiuti, sono convinto che l’evento traumatico sia stato un altro, qualcosa di decisamente più orribile o incomprensibile per le loro menti.
E’ mia convinzione che sia successo qualcosa che vada ben oltre le brutalità che alcuni di loro hanno commesso in questi (e quei) giorni ed è questa causa prima che va ricercata e svelata.
Tuttavia questa si nasconde, sfugge e quasi sicuramente non è presente nella letteratura di settore; non in quella classica, almeno.
Non credo di aver mai visto nulla del genere nella casistica studiata fino ad oggi se non, forse, nei vecchi testi sulla parapsicologia di C.G.Yung.
Da approfondire le connessioni tra i loro ricordi e le dimenticate religioni del posto.
Ad ogni modo i ricordi recuperati costituiscono una memoria ancora frammentaria e nella prossima seduta ci dovremo sforzare di capire come collegare i cocci di ciò che resta della loro mente, soprattutto per quanto concerne il luogo dove tutto sembra avere avuto inizio.
Sono certo che ricercando il rapporto causa-effetto primario gioverà alle loro povere menti.
Infine, nonostante i pazienti siano sempre più agitati ed i sintomi di un più elevato grado di follia incipiente siano sempre più visibili, non posso riprendere a somministrare psicofarmaci pesanti: i risultati sono troppo soddisfacenti per ridurli nuovamente a dei vegetali.
Sento che siamo vicini alla soluzione.
Certo potrebbe essere pericoloso esporli alla teatroterapia, ma questo dipenderà da come passeranno la notte, dato che non passa notte che i miei infermieri non facciano rapporti sempre più inquietanti sul reparto.
Il direttore
Dino Sforzati
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