Nei periodi di crisi è naturale che i settori a soffrire di più siano quelli di generi non di prima necessità. Non è un mistero che, già da anni, il mercato dei “Tabletop Games” (giochi da tavolo e giochi di ruolo) abbia subito una forte inflessione, dalla quale solo adesso si notano i primi segni di risalita.
Quello che nessuno si aspettava, invece, è che il mercato dei giochi da tavolo fosse già in clamoroso recupero. Almeno, così risulta guardando i dati dell’Internationale Spiegeltage del 2015, la fiera di giochi che si tiene ogni anno nella cittadina tedesca di Essen. Anche se in Italia è poco conosciuta, Lo “Spiel“, come viene abbreviato, si tratta della più grande e importante convention al mondo dedicata ai giochi di qualunque genere; e, tanto per fare un paragone, registra mediamente il triplo dei visitatori della più famosa Gen Con di Indianapolis.
Quest’anno i visitatori dello Spiel, tra l’8 e l’11 ottobre, hanno allegramente superato le 160.000 unità, per un successo straordinario e un giro d’affari del settore notevolmente incrementato.
“Abbiamo visto crescite annuali a due cifre nell’ultimo lustro” (Milton Griepp, capo di ICv2)
Prima ancora dell’apertura della fiera, il prestigioso The Economist aveva dedicato un articolo allo Spiel, in cui rimarcava che il mercato dei giochi fattura qualcosa come 880 milioni di dollari l’anno nei soli USA e Canada. E gran parte di questo fatturato va proprio ai giochi da tavolo, che, dopo il boom dei videogiochi, sembravano relegati a passatempo per bambini e nostalgici (per quanto resti un mercato ben più grosso di quello dei GdR).
Internet ha aiutato i fan a organizzare riunioni, tornei e affini, mentre i siti di crowdfunding come Kickstarter hanno reso la vita più facile agli aspiranti progettisti. (The Economist)
Certo, gli enormi numeri dello Spiel vanno relazionati al mercato tedesco dei giochi da tavolo, che è sempre stato di ben altra levatura rispetto a quello italiano. In terra di Germania i giochi da tavolo sono una tradizione ben salda che è stata meno intaccata dall’arrivo dei videogiochi (tanto per capirsi: la Ravensburger è tedesca!). Eppure i numeri crescenti fanno ben sperare anche da noi.
Insomma: pare che, con la crisi, la gente stia di più in casa a giocare. Sarà così anche da noi?
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