Se n’è andato ad appena sessant’anni per complicazioni ai reni, martedì 29 novembre, dopo dodici anni di lotta contro la malattia; i familiari lo hanno annunciato solo il giorno dopo, quando ormai il giornale locale Guardian aveva già divulgato la notizia.
Non si sono fatte aspettare le reazioni. La pagina Facebook dell’autore è intasata di messaggi di cordoglio, molti dei quali di fan italiani. Lupo Solitario è forse più popolare qui da noi che nella sua stessa patria: a cavallo degli anni ’80 e ’90, i libri-gioco erano un fenomeno di costume che si fa fatica a immaginare.
“È morto così come ha vissuto: con titanico coraggio, umorismo e dignità, circondato da coloro lo amavano.”
(Ben Dever, figlio dell’autore)
Per una volta devo avvisare i miei lettori: non sono sicuro di riuscire a restare obiettivo verso uno degli autori che per me ha significato tanto, da bambino e da adulto. Farò il possibile.
L’Autore
Sarebbe riduttivo parlare di Joe Dever solo come autore di Lupo Solitario: è stato scrittore, musicista, compositore, progettista di giochi. È stato un musicista di professione e ha lavorato nell’industria della musica per anni dopo il diploma, in Europa e negli USA.
Fu nel 1977 che scoprì un gioco allora ai suoi albori: Dungeons&Dragons. Joe fu tra i primi a rendersi conto del suo incredibile potenziale e cominciò a progettare i propri giochi di ruolo, basandosi sul modello iniziale. Il mondo del Magnamund in cui si muovono Lupo Solitario e compagni è stato creato inizialmente da Joe per le partite di D&D con i suoi amici.
Cinque anni dopo, alla Origins Game Fair di Baltimora, Joe vinse l’Advanced Dungeons&Dragons World Championships 1982 di fronte a 16.000 persone. Ispirato e incoraggiato dal suo successo all’Origins, Joe decise di lasciare la musica e dedicarsi interamente alla scrittura e alla progettazione di giochi.
Dopo una breve parentesi alla Games Workshop di Londra, nel 1983 scrisse Flight from the Dark. Le case editrici se lo contesero come il pane e già nel 1984 il libro vide la luce: quello che sarebbe diventato il primo libro-gioco di Lupo Solitario.
Centomila copie in un mese.
Joe pensava all’inizio di proporre la sua ambientazione alla TSR, ma lo staordinario successo del libro-gioco lo spinse a continuare per la propria strada. Il mondo del fantasy non sarebbe stato più lo stesso.
È difficile calarsi nei panni di un bambino degli anni’80 che scopre per la prima volta il mondo di Lupo Solitario e dei “librogame”. Non era un giocattolo, men che meno uno dei videogiochi che all’epoca erano un ammasso di pixel.
Era un’idea nuova.
Quello fu l’inizio di un’incredibile saga che si protrasse per decine di libri, milioni e milioni di copie in tutto il mondo, una dozzina di romanzi, svariati videogiochi e ben tre giochi di ruolo.
La serie ha vinto il premio Game Book of the Year nel 1985, nel 1986 e nel 1987, e il Gamemaster International “All Time Great” nel 1991. Da allora Dever ha continuato a lavorare nel mondo dei giochi, come progettista e consulente. Nelle sue ultime incarnazioni, Lupo Solitario è diventato più volte un videogioco e un’applicazione per cellulare.
La Wikipedia italiana sostiene che abbia lavorato anche a titoli come Final Fantasy VII e Metal Gear Solid, ma chi gli era vicino non lo conferma.
Con più di dodici milioni di copie in più di trenta paesi, la serie di Lupo Solitario è uno dei maggiori successi degli ultimi anni. Tutti conoscono la storia dell’ultimo Cavaliere Kai (Ramas in Italia), una storia che fin dall’inizio getta le basi per una saga epica protrattasi per più di dieci anni.
Un giovane cavaliere, sul punto di terminare la sua iniziazione, si ritrova ultimo depositario dell’infinita sapienza Ramas…
(descrizione della serie nella collana Librogame)
Ricorda Guerre Stellari? Certamente sì: ma le somiglianze si limitano a quello. Il mondo di Lupo Solitario, per quanto a un lettore smaliziato possa sembrare ingenuo nella sua distinzione netta tra “buoni” e “cattivi”, è un mondo a sé, eccezionalmente dettagliato, al quale la penna di Joe Dever ha saputo infondere vita.
La serie finì interrotta con il volume 28 a causa dei problemi di salute di Joe. La riprese solo diciassette anni dopo, nel 2014, anche in risposta alle richieste dei fan, che gli hanno sempre dimostrato un affetto sconfinato specie qui in Italia.
L’Uomo
Come ha sempre ripetuto, Joe Dever con l’Italia aveva un rapporto particolare, non solo per l’incredibile popolarità dei suoi libri nella penisola. Per anni ha partecipato a Lucca Comics&Games, circondato dall’affetto dei suoi fan, più volte come ospite d’onore. Era in programma che presenziasse anche a Lucca 2016, ma i problemi di salute non glielo hanno permesso. Quello che il pubblico non sapeva era che fosse già in ospedale da un mese.
Incontrare Joe Dever è sempre stato un piacere. Affabile, sempre con un sorriso sul volto dai lineamenti anglosassoni, sempre disponibile a firmare tonnellate di copie per i suoi ammiratori. Non gliene importava nulla se non sapevi l’inglese e non capiva nulla di quello che gli farfugliava un fan emozionato. Sorrideva. Ti stringeva la mano. E ti salutava.
Nel 2015 ha finalmente visto la luce, in inglese e in italiano, Le Tempeste del Chai, l’attesissimo volume 29, che riprende la saga dopo diciassette anni anche nel mondo di gioco. È l’unico dei quattro volumi previsti che Joe sia riuscito a concludere.
I figli riportano che, nonostante il ricovero, Joe ha continuato a lavorare fino all’ultimo sui tre futuri gamebook che avrebbero dovuto concludere la saga di Lupo Solitario; un progetto che lo ha impegnato negli ultimi anni. Ora la serie rischia di rimanere incompiuta.
Ben Dever scrive ai fan del padre:
“È con immenso onore e grande responsabilità che i suoi appunti per gli ultimi tre libri della saga, e il lascito di questo incredibile universo, siano ora passati a noi per essere conclusi”.
Speriamo tutti che ci riescano.
L’Eredità
Joe Dever può non essere stato nell’olimpo degli scrittori: molti hanno criticato il suo stile ricercato, o la linearità dei suoi libri-gioco. Eppure le sue opere hanno lasciato un segno indelebile nella memoria dei suoi lettori. Forse perché molti di noi lo hanno letto da bambini, o perché i suoi libri sono stati per molti il primo passo verso il mondo del fantasy. Negli anni ’80 era ancora un genere di second’ordine e sicuramente non pensato per un pubblico più giovane. Ancora meno i giochi di ruolo, che all’epoca erano malvisti dai benpensanti.
Joe Dever è stato per molti un’alternativa, e un’alternativa di classe. Appassionato di giochi di ruolo, ha mostrato la propria ambientazione a milioni di lettori, in una veste che li ha iniziati al gioco di ruolo prima ancora che molti di noi ne scoprissero l’esistenza.
Il fascino del mondo del Magnamund è l’essere vivo, vibrante di vita, perché Joe stesso e i suoi amici ci hanno vissuto nelle loro avventure su D&D.
Ci ha mostrato un altro mondo da sognare, ma soprattutto ci ha insegnato come sognare altri mondi.
Grazie, Joe.