Si sa che i vecchi giochi di ruolo erano, per usare un eufemismo… tendenti a una certa letalità. Per carità, faceva parte dello stile “old school” (se ne parlava di recente). Soltanto, a leggere gli antichi regolamenti, veniva da chiedersi come diamine facessero i personaggi non dico a sopravvivere ai pericoli dell’avventura, ma anche solo ad aver superato l’infanzia.
Ora: fino ad AD&D compreso, le classi erano incredibilmente sbilanciate l’una con l’altra. Un mago di 20° livello surclassava tranquillamente il resto del suo party di pari livello, col chierico in testa. Certo, aveva bisogno di tanti di quei punti esperienza che, prima di scorgere quella meta, nel frattempo il suo amico ladro era passato a semidio; certo, per fargli perdere miseramente l’incantesimo che stava lanciando bastava un pizzicotto; certo, qualsiasi cosa oltrepassasse le sue scarse difese poteva spedirlo al tappeto; certo, prima di andare all’avventura doveva studiare il suo libro d’incantesimi per una settimana…ma, anche così, la vera sfida era un’altra: come diamine arrivare vivi fino a quel livello?
Era fin troppo facile che il nostro possente mago appena creato, in grado per il momento di lanciare un sontuoso totale di un incantesimo al giorno, girasse con una gagliarda dotazione di 1-2 punti ferita. E, considerando che a zero punti ferita si moriva, il futuro plasmatore delle forze mistiche dell’universo aveva eccellenti probabilità di essere spedito a salutare i suoi dèi da un comune gatto domestico. (Non so voi: i maghi di Lavos-D, pur di star lontani dalla mischia, giravano con un carretto pieno di pugnali e li lanciavano a ripetizione).
Dal caos delle reti abbiamo recuperato quest’immortale poesia, che vi riproponiamo fedelissima all’originale. Abbiamo anche mantenuto il “del 1° livello” quando ormai tutti dicono “di 1°”: che volete di più?
La dedichiamo a tutti voi, giocatori che avete fatto i salti mortali per far sopravvivere il vostro fragile personaggio… e alla fine avete capitolato di fronte alla jella con i dadi!
L’AVVENTURA (BREVE) DI UN MAGO DEL 1° LIVELLO
La distrazione già si sa
Che può esser perigliosa
Specialmente se si sta
Camminando senza posa.E mi accingo a raccontare
Le sventure di un maghetto,
E del suo incauto calpestare
Una coda, poveretto!Nientemeno che la coda
Di un dolcissimo gattino
Bestiolina assai di moda
Per uccidere il vicino…Così il mago sventurato
Camminava lentamente
Non pensando, destino ingrato,
Alla sorte sua imminenteD’improvviso un urlo forte
“MEEEOOOOW!” scuote l’aria circostante
E in un brivido di morte
Il gatto attacca in un istanteLo sfortunato amico nostro
Atterrito dall’attacco
Onde evitar ‘sto grosso mostro
Arretra, spaventato un saccoPoco dopo nota che
La terribile minaccia
Poi terribile non è
E prova a dargli un calcio in facciaNon sapeva il poveretto
Che quel gatto al par di altri
E’ un pericolo diretto
Se non si è già più che scaltriEd infatti il gatto avanza
Evitando agile il calcio
Con la felina agile danza
Verso il mago ch’è d’intralcioLo stregone può or capire
Che per non cedere a st’agguato
Deve tosto utilizzare
Un gustoso Dardo IncantatoCosì inizia ad armeggiare
Con la voce e con i gesti
Ma il gatto sta per attaccare
Con dei movimenti lestiCosì il micio spicca un salto
Già diretto verso il volto
E ‘sto mago, anche se alto,
Non può proprio farci moltoIn due secondi accade già
Che si trova il poverino
Della salute la metà
Ed ha perso il suo dardinoA ‘sto punto con paura
Già si guarda attorno il mago
Che prevede st’avventura
Diventar di sangue un lagoCosì prova col bastone
Attaccando in modo ingrato
A colpir sul capoccione
‘sto gattino assatanatoMa provandoci si accorge
Dell’agilità del gatto
Che, evitato il colpo, scorge
Attaccarlo come un mattoE così in un solo morso
Preceduto da ‘na zampata
Il micetto senza rimorso
Del mago ha fatto marmellataE lui cadendo nella morte
Fatto certo non agognato
Chiede a questa triste sorte
“Che cazzo serve aver studiato?”
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